Interi Postali con affrancatura meccanica ‘’privata’’. Anticipo articolo del prossimo numero de l’Intero Postale.

  Anticipo dell’articolo che comparirà sul prossimo numero de l’Intero Postale.

Quella tra interi postali e affrancatura meccanica non era una convivenza facile: gli interi postali italiani, infatti, non erano stati disegnati pensando che avrebbero potuto accogliere anche impronte delle macchine affrancatrici. Ben se ne accorsero gli impiegati postali quando vennero introdotte le macchine affrancatrici ‘’di sportello’’ e dovettero fare i salti mortali per inserirle su cartoline o biglietti. D’altra parte gli sportellisti postali – a partire da una certa epoca – spesso non avevano alternativa: le raccomandate dovevano essere lavorate con la macchina affrancatrice.

    Ma i privati? Gli utenti ‘’privati’’ di macchine affrancatrici pian piano erano diventati assai numerosi tra enti, aziende, professionisti.

E perché avrebbero dovuto utilizzare gli interi postali (che sono già affrancati in tutto o in parte) quando bastava una busta qualsivoglia o un cartoncino, magari ‘’personalizzato’’, sui quali apporre comodamente l’impronta della macchina? In effetti, gli usi di interi postali con affrancatura meccaniche ‘’private’’ (quelle, cioè, non apposte da uffici postali) sono pochi e inconsueti. Al netto di alcuni ‘’usi filatelici’’ di epoca recente, sono decisamente rari e motivati da fattori in parte episodici: l’invio doveva essere raccomandato; oppure qualche volta mancavano gli ‘’Avvisi di ricevimento’’ e si suppliva con una cartolina postale; o magari c’erano in azienda degli interi postali da smaltire rapidamente; oppure si pensava di ‘’personalizzare’’ la comunicazione con la ‘’targhetta utente’’ della macchina affrancatrice; talvolta si voleva invece sfruttare qualche agevolazione tariffaria e così via.

   Fatto sta che questi utilizzi restano difficili da trovare, anche se singoli utenti di macchine affrancatrici si mostrarono inclini ad usare interi postali in un momento specifico. E’ successo a Bologna nell’inverno 1944-45 con la CP ‘’Mazzini’’ per la carenza di cartoncini AR e successivamente con le CP Turrita da 50 centesimi tipo Novara (ad opera della ditta Ferraris di Piossasco) oppure, più tardi ancora, con il Biglietto Postale ‘’Siracusana’’ da 25 lire (ad opera della ‘’Chiari e Forti’’ di Treviso); altri usi multipli si debbono alle ditte ‘’Creazioni Selene’’, ‘’Oto Melara’’, ‘’Dott. Polleri R. & S.’’. L’inserimento dell’impronta comunque non era agevole: talvolta risultava di difficile lettura perchè copriva l’impronta di affrancatura; oppure interferiva con l’indirizzo del destinatario; talvolta veniva impressa capovolta per evitare questi problemi. L’effetto, esteticamente, non era quasi mai gradevole: è persino possibile che qualche collezionista abbia scartato pezzi pregevoli a favore di interi postali con un bell’annullo tradizionale nitido…

   Un’indagine (condotta per decenni) su questi utilizzi sarà pubblicata sul prossimo numero dell’ ‘’Intero Postale’’, in cui sono riportati  praticamente tutti i pezzi sinora noti.

Ma intanto se qualcuno se ne trova qualche esemplare per le mani non esiti a segnalarmelo:

Riccardo Bodo – bodor@live.it